La Sicilia che non volle
Ieri cadeva l’anniversario della Grande Guerra. Commemorazione alla base del nazionalismo italiano, pregno di retorica risorgimentale. Lo slogan è “Non passa lo straniero”. Ma per la Sicilia non fu così. Per i siciliani lo straniero non era nelle Alpi, ma oltre lo Stretto. L’Impero austroungarico non aveva fatto nulla di male né alla Sicilia né ai siciliani. I siciliani non avevano alcun interesse, nessuna necessità di entrare in una guerra lontanissima da loro. Sia per distanza geografica sia per le ragioni dietro il conflitto. Decine di migliaia di giovani e di più adulti caduti, una generazione spezzata, famiglie mutilate in nome di una tragedia non necessaria. E quanti siciliani sono morti nelle decimazioni, a opera di generali crudeli, la cui incompetenza fu dirottata in accuse di codardia verso uomini, soldati costretti ad avanzare? Chi era il vero nemico dei siciliani? L’Austria…? O uno stato che voltando la faccia al proprio alleato, aggredendolo, conquistando terre che di Italia non volevano nemmeno saperne, in aggiunta si arroga di decidere per le vite dei siciliani? I siciliani oggi ricordano soltanto dolore. Dolore per chi diede la vita per i sogni di gloria (!) bellicisti italiani. L’augurio di GSL è che i siciliani, liberi e prosperi, non debbano più combattere, morire, restare invalidi o impazzire a causa di ambizioni non sue. Ricordiamo i circa 50.000 caduti siciliani nella Prima Guerra Mondiale, oltre a chi rimase ferito in corpo e mente. L’unica cosa di cui ha bisogno la Sicilia è l’indipendenza. Libertà in pace con tutti.
Che nessun siciliano debba più essere costretto a fare alcunché, piccolo o grande, per interessi non siciliani. GSL si batterà sempre perché ciò sia possibile.